Ambiente

Federbio contro le nuove biotecnologie: vanno considerate alla stregua degli Ogm

Maria Grazia Mammuccini*

Sui nuovi metodi è necessaria un'attenta valutazione del rischio. L'innovazione di cui abbiamo davvero bisogno è fatta di tecniche agronomiche fondate sulla conoscenza delle dinamiche naturali

Il mondo del biologico dice no alle nuove tecniche d'ingegneria genetica per la produzione bio. FederBio, in linea con il parere IFOAM, la Federazione internazionale dei movimenti per l'agricoltura biologica, rimarca il proprio impegno a escludere non solo gli OGM, ma anche i prodotti derivanti dalle nuove biotecnologie dai propri sistemi di produzione.

Federbio, la Federazione nazionale che da oltre 27 anni tutela e rappresenta la filiera dell'agricoltura biologica e biodinamica ritiene fondamentale che sulle nuove tecniche d'ingegneria genetica venga condotta un'attenta valutazione del rischio e che vengano elaborati, dalla rete europea di laboratori per la rilevazione di OGM, metodi e strategie per identificare i prodotti derivanti dalle nuove biotecnologie agrarie. Tutto ciò è indispensabile per garantire tracciabilità e trasparenza e fornire così ai cittadini la possibilità di scegliere il cibo che preferiscono e agli agricoltori il modo ottimale di produrlo.

L'agricoltura biologica rappresenta il modello più avanzato ed efficiente di applicazione dei principi dell'agroecologia e si basa su un sistema integrato fondato sull'interazione tra le migliori pratiche ambientali e agronomiche, orientate all'incremento della fertilità del suolo, a preservare un alto livello di biodiversità, alla salvaguardia delle risorse naturali, all'applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e a una produzione ottenuta esclusivamente con sostanze e procedimenti naturali senza l'utilizzo della chimica di sintesi.

La diffusione del metodo biologico rappresenta perciò, non solo una concreta opportunità di sviluppo per il territorio rurale e per l'occupazione, ma riguarda il governo del territorio, la tutela della biodiversità, il contrasto e l'adattamento al cambiamento climatico.

In questa strategia l'innovazione di cui abbiamo bisogno è costituita da un insieme di tecniche agronomiche fondate sulla conoscenza delle dinamiche naturali, dei servizi ecosistemici e delle specificità territoriali. Un approccio olistico orientato a ricercare l'equilibrio e la resilienza nei sistemi agroecologici piuttosto che nella singola pianta ed è in questa direzione che occorre investire maggiori risorse in termini di ricerca, innovazione e sistemi di conoscenza.

Per FederBio, dunque, una strategia a sostegno del biologico e della transizione ecologica dell'agricoltura non è compatibile con i prodotti derivanti dalle nuove biotecnologie. Il biologico in questi anni ha rappresentato un metodo avanzato, in grado di adottare soluzioni innovative risultate poi utili anche per il resto dell'agricoltura. Mantenere metodi e approcci diversificati rispetto all'agricoltura convenzionale è perciò fondamentale, orientandosi costantemente ad alzare l'asticella per rappresentare la punta più avanzata dell'agroecologia.

Per le nuove tecniche d'ingegneria genetica è perciò necessario avere una normativa chiara e la sentenza della Corte di Giustizia Europea ha già individuato il quadro giuridico relativo agli OGM come riferimento.

L'assenza di una chiara regolamentazione avrebbe come conseguenza non solo la mancanza di una rigorosa valutazione del rischio, ma toglierebbe di fatto ai consumatori il diritto di sapere come vengono prodotti gli alimenti, agli agricoltori e agli operatori della filiera alimentare i mezzi per escludere gli OGM dai propri sistemi di produzione.

Riteniamo, infine, che le tecniche d'ingegneria genetica non siano neppure coerenti con la distintività del Made in Italy e delle Denominazioni di Origine Controllata, Protetta e IGP che stanno alla base del sistema agroalimentare del nostro Paese.
*Presidente FederBio


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