Imprese

Buemi (Conaf ): ripensare il credito agrario per il futuro dell'agricoltura

Gianluca Buemi*

Sulla pesante rituazione finanziaria di molte imprese incide la scarsa conoscenza del mondo agricolo da parte dei sistema creditizio e la limitata capacità delle aziende agricole di comunicare dati riconsociuti dalla banca. Il ruolo degli agronomi

Le condizioni finanziarie di molte aziende agricole sono critiche, anche da prima dell'attuale emergenza sanitaria. L'assenza di una gestione finanziaria strutturata ha indotto il mondo agricolo a ricorrere a strumenti di credito non adeguati agli obiettivi economici aziendali e incapaci di offrire il supporto necessario alle imprese agricole. Il più delle volte, le operazioni creditizie attivate evolvono a circostanze di sofferenza, con ciò che ne consegue.

Un problema di linguaggi

Essenzialmente si può ricondurre questo quadro operativo all'eccessivo indebitamento dell'imprenditore a breve e medio termine e alla scarsa conoscenza, da parte del mondo bancario, delle dinamiche di composizione del reddito delle imprese agricole.

Seppur negli ultimi anni alcuni istituti di credito stiano ripristinando strutture interne specializzate nel credito agrario, la despecializzazione del passato ha giocato un ruolo fondamentale. Del resto, per il mondo bancario non è semplice far "girare" i propri applicativi quando il richiedente che si presenta allo sportello è un'impresa agricola.

Il motivo principale di tale disallineamento è di natura "linguistica": nella maggior parte dei casi l'azienda agricola si presenta come ditta individuale, senza fornire alla banca i bilanci "civilistici" da leggere e confrontare. L'assenza di un univoco linguaggio operativo impresa/banca ha determinato, così, l'incapacità di offrire informazioni e dati univocamente riconosciuti dalla banca (stato patrimoniale, costi di gestione, utili di esercizio, posizione finanziaria netta).

Lo tsunami sul comparto agricolo

L'emergenza di questi mesi arriva come uno tsunami a impattare un mondo finanziariamente fragile, con settori che rilevano perdite a doppia cifra (florovivaismo) per i quali il ricorso al credito agrario risulta indispensabile per mettere in sicurezza le imprese agricole. In un simile momento, queste criticità possono divenire letali. È perciò necessario ridare al credito agrario l'importanza che ha avuto in passato per il sostegno e lo stimolo imprenditoriale del settore primario.

Seppure sia condivisa la necessità di garantire liquidità al settore, non sembra che i provvedimenti governativi (cfr. DL Liquidità) possano essere realmente efficaci ed efficienti.

Si sta previlegiando la forma della garanzia dello Stato e le banche deliberano più facilmente di fronte a garanzie a prima richiesta, ma tale circostanza lascia i problemi connessi alla conoscenza dell'azienda agricola e dei suoi dati economici. Circostanza oggi acuita in quanto, con le nove disposizioni governative, interviene il Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese, affiancando Ismea, istituto specializzato nel settore, che negli ultimi giorni ha lanciato una serie di azioni "finanziarie" in favore delle imprese agricole.

Il nuovo ruolo del credito

Se nell'immediato è condivisibile la necessità di mettere in sicurezza il sistema agricolo, è pure necessario evitare che questo intervento si limiti a spostare di qualche mese/anno il fallimento delle imprese. L'occasione, invece, deve essere colta per attivare una riforma strutturale del credito agrario e per costruire un dialogo tra mondo agricolo e mondo bancario.

Con questo sguardo di scenario, il CONAF, ha proposto alcuni emendamenti al Decreto-Legge 23/2020 c.d. "Liquidità".

Innanzitutto, si dovrà allungare la durata delle operazioni ad almeno 20 anni, oltre a 2 anni di preammortamento, così da renderle più sostenibili rispetto ai risultati economici delle aziende agricole.

In secondo luogo, si dovrà intervenire sulle tempistiche "bibliche" di concessione dei finanziamenti e delle garanzie causate dalla farraginosità delle procedure interne delle banche e dalla mancanza di esperti di credito agrario.

Emerge, quindi, che una riforma del credito non può fare a meno di una figura professionale capace di far dialogare i "due mondi" (impresa agricola/banca) e di rendersi interprete tra il linguaggio economico-finanziario bancario e quello tecnico/operativo delle imprese agricole.

Una figura che unisca la conoscenza tecnica ed economica delle aziende agricole con la familiarità con gli strumenti contabili e di analisi dei risultati economici, perché dovrà guidare le imprese agricole nella predisposizione di un bilancio munito di un visto di conformità analogo a quello emesso dai dottori commercialisti. Un bilancio così redatto, infatti, può costituire una chiave di volta strutturale per l'accesso al credito bancario.

Riformare il credito agrario, fare dialogare il mondo agricolo e quello bancario, strutturare un bilancio universalmente riconosciuto diventano interventi capaci di trasformare questa profonda crisi in un'occasione straordinaria. Oltre che mettere in sicurezza le imprese, infatti avremo l'occasione di finalizzare gli investimenti di transizione delle aziende agricole portandole verso modelli innovativi, sostenibili e digitali. È il momento per disegnare l'agricoltura italiana del futuro.

* Coordinatore del Dipartimento di Economia ed Estimo del Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali (Conaf)


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