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Così la Tecnoagri di Conselice è riemersa dall’alluvione di maggio 2023

Giorgio dell’Orefice

Macchinari appesi al soffitto per far ripartire la produzione in 3 settimane. E ora tornano in azienda i dipendenti che avevano traslocato dopo che l’acqua aveva distrutto gli uffici

Proprio nei giorni in cui imperversano le polemiche tra le aziende agricole romagnole danneggiate dall’alluvione del 17 maggio 2023 e le istituzioni in particolare per le richieste di risarcimento negate dal nuovo fondo Agricat, c’è chi si rimette in piedi puntando soprattutto sulle proprie forze. E’ l’azienda agromeccanica Tecnoagri di Conselice (Ravenna) che opera nel campo delle macchine per l’agricoltura, l’agroalimentare e la manutenzione del verde con un giro d’affari di 5 milioni di euro realizzato per il 50% sui mercati esteri e che nel maggio del 2023 fu completamente allagata. L’acqua e il fango invasero i capannoni arrivando fino a 50 centimetri di altezza.
“Il pomeriggio del 17 maggio l’acqua era alle porte del paese – raccontano alla Tecnoagri – e il 18 Conselice è stata travolta: 3mila ettari, il 90% del territorio, sono finiti sotto un’ondata di acqua e fango. Il paesaggio era desolante: tutta la campagna appariva come una distesa d’acqua. I droni dall’alto restituivano l’immagine di una enorme indistinta risaia. Tutto era stato travolto, strade, piazze, parcheggi, campi, giardini”.
“Prima che arrivasse l’ondata con i miei figli e i miei collaboratori – ha spiegato il titolare della Tecnoagri, Graziano Malpassi - ci siamo chiesti quali fossero i macchinari chiave per riprendere il processo produttivo e ci siamo risposti: le saldatrici. Così con un argano e con cavi d’acciaio le abbiamo tirate su, appese al soffitto, e in questo modo le abbiamo salvate. Questo intervento tempestivo ha consentito di riprendere la produzione dopo tre sole settimane. Certo qualcosa come i carrelli elevatori l’abbiamo dovuta ricomprare qualche altra come una sega per tagliare il ferro ce l’hanno prestata, ma appena è tornata l’energia elettrica di rete (perché per quelle tre lunghissime settimane c’era solo quella prodotta con i generatori), siamo ripartiti per soddisfare gli ordini”.
Nei giorni immediatamente successivi all’alluvione alla Tecnoagri hanno ricevuto grandi manifestazioni di solidarietà da ogni parte ma soprattutto dal territorio con i tanti ragazzi che si sono dati da fare con pompe e idropulitrici, i “burdel de paciug” gli angeli del fango in romagnolo. “Ma l’attimo dopo – ricorda ancora Malpassi – dall’estero, da paesi come il Messico e la Cina, i nostri clienti ci chiedevano quando avremmo ripreso a produrre e a consegnare”.
Per gli uffici amministrativi c’è stato poco da fare. Solo il server, il cuore dell’azienda, con un altro tempestivo intervento, è stato salvato. Ma le scrivanie e postazioni di lavoro dei dipendenti sono andate distrutte.
E così una parte del personale è stato trasferito presso un’azienda consociata a Lugo di Romagna a circa 18 chilometri da Conselice dove quei dipendenti hanno lavorato finora. Adesso invece tutto sta per tornare al proprio posto. Ancora si sta lavorando nella ristrutturazione degli uffici amministrativi ma i dipendenti sono già tornati in sede. Ci sono voluti quindici mesi per ripristinare server e linee telefoniche.
Il ritorno alla normalità verrà festeggiato insieme ai primi 40 anni della Tecnoagri con un evento in calendario il prossimo 21 settembre. Nell’occasione verrà presentato anche un libro fotografico con le immagini di quelle difficili giornate e intitolato “Ri-emergere”.
Tecnoagri opera nel campo delle macchine per l’agricoltura, l’agroalimentare e la manutenzione del verde. In agricoltura oltre ai gruppi di sollevamento per trattori punta sulle macchine per la lavorazione sottochioma delle piante da frutta e nei vigneti. Nel campo agroalimentare invece il principale prodotto è il rovesciatore MRS che permette di rovesciare i prodotti agricoli senza alcun contatto con parti meccaniche e idrauliche. A queste macchine vanno aggiunte poi quelle per la manutenzione del verde.
“E’ stata un’esperienza forte – conclude Malpassi – che ci ha insegnato che è complesso fronteggiare eventi del genere. Prima si può fare poco. All’imprevisto nessuno è pronto. Come il medico del Pronto Soccorso, forse anche lui di fronte all’emergenza non è pronto, ma è preparato. E noi cerchiamo di prepararci all’imprevisto. Ma quello che fa la differenza è il darsi da fare dopo. Ed è quello che abbiamo fatto insieme alle tante persone che ci hanno dato una mano”.


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