Politiche Agricole

Etichette nutrizionali: un'azione di sistema per difendere la qualità made in Italy

Giorgio dell'Orefice

Webinar dedicato al tema organizzato dall'Università Campus Biomedico di Roma. Serve un'azione congiunta di ricerca, industria e consumatori per far cogliere il vulnus del Nutriscore

Sul fronte dell'etichettatura alimentare serve un grande sforzo di sistema, per cercare di recuperare terreno rispetto alle strategie messe in campo dai francesi e soprattutto offrendo alternative che siano in grado di non penalizzare il made in Italy. E' quanto è emerso dal webinar organizzato dall'Università Campus Biomedico di Roma su "Qualità e regole nell'agroalimentare. Ruolo dei nuovi sistemi di etichettatura nutrizionale per la promozione della salute".

«Un'università conosciuta come attenta ai problemi della salute ma anche ai temi della nutrizione – ha spiegato la preside della Facoltà dipartimentale di Scienze e Tecnologie per l'Uomo e l'Ambiente dell'Università Cambus Biomedico, Laura De Gara - che ormai da quasi 15 anni si occupa di questi temi, considerando l'alimento come determinante di salute e che negli ultimi anni ha allargato il suo orizzonte all'ambito delle tecnologie alimentari e alla gestione di tutta la filiera alimentare».

Il quadro in ambito comunitario è alquanto complesso. Molti dei relatori intervenuti hanno ricordato come dalla recente comunicazione Farm to Fork presentata dalla Commissione traspaia una qualche preferenza verso il sistema proposto dalla Francia del Nutriscore. Un sistema che come più volte è stato ricordato si limita a denunciare la presenza negli alimenti di determinati ingredienti ritenuti dannosi per la salute attribuendo un colore dal verde al rosso definito in base a un algoritmo che al di là della sua complessità non tiene nel dovuto conto i quantitativi di assunzione degli ingredienti considerati nocivi. In sostanza non tiene conto delle differenti diete e che invece risultano decisive per determinare la salubrità o meno dei comportamenti alimentari.

«Oggi vediamo che va di moda una pubblicità strana – ha commentato il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella - che io chiamo "distorsiva", e che valorizza i prodotti che sono "senza" qualche cosa. Che ti fa vedere quello che non c'è senza farti vedere quello che c'è. A me interessa invece sapere quello che c'è nei prodotti. Questa è una moda di paesi che non hanno una tradizione alimentare come la nostra, come la dieta mediterranea. In questi paesi è nata a un certo punto la moda del cibo che fa male. Mentre a mio avviso la linea da seguire, secondo me, è quella di tenere in considerazione le dosi, perché sono quelle che possono trasformare i cibi in veleno».

«Dobbiamo mettere a fuoco che queste delle etichette alimentari è un tema che riguarda tutto il Paese – ha aggiunto il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio - perché abbiamo bisogno di difendere la risorsa della industria alimentare da alcune minacce importanti. La cucina italiana è la prima nel mondo, il turismo enogastronomico è una grandissima risorsa che si riprenderà, siamo stati premiati come paese più sano al mondo, terzo paese Ocse con la minore incidenza di obesità tra gli adulti, 9.8%. Un modello alimentare, quello italiano, che rappresenta un modello vincente. Abbiamo presentato il nostro progetto di etichette alternative al Nutriscore, l'etichetta a batteria, purtroppo siamo arrivati all'ultimo momento ma l'importante è che siamo arrivati. Noi crediamo che non esistono prodotti dannosi per la salute, ma solo se non sono consumati in maniera equilibrata. Quello che fa testo è una dieta equilibrata. Ed è per questo che ci batteremo».

A entrare nel dettaglio dei sistemi Nutriscore e dell'etichetta a batteria è stato Marco Silano, Direttore Unità operativa Alimentazione, Nutrizione, Salute, Istituto Superiore di Sanità.

«Rispetto al Nutriscore - ha spiegato Silano – che finisce per semplificare troppo perché dà lo stesso peso finale a elementi molto diversi tra loro, il sistema a batteria invece indica la parte del fabbisogno medio giornaliero di quella sostanza per una persona media sana. Dà quindi un'informazione completa sui 4 nutrienti grassi, grassi saturi, zuccheri, sale, più l'apporto calorico. Calorie fornite per porzione, non su cento grammi».

A sottolineare poi il grande lavoro fatto dai francesi a sostegno della propria proposta di etichettatura è stato il direttore del dipartimento scientifico di Ferrero, Roberto Menta. «Negli ultimi 18 mesi – ha spiegato – il Nutriscore ha accumulato 160 pubblicazioni scientifiche. I francesi hanno fatto sistema, hanno portato una proposta che non dà ragione dei nutrienti ma hanno fatto un grande lavoro di gestione della comunicazione. E l'Italia, che ha da difendere l'unicità dei suoi prodotti e la miglior capacità di fare, deve riflettere su cosa occorra fare per difendere la qualità e i suoi prodotti. Credo sia necessaria un'operazione di sistema: mondo della ricerca, industria e consumatori devono capire insieme come difendere l'irraggiungibile livello di qualità del nostro cibo e il nostro patrimonio di saper fare».

«Dobbiamo lavorare insieme per far comprendere il vulnus che la nuova strategia europea rischia di portare – ha concluso il docente di Scienze e Tecnologie alimentari dell'Università Campus Biomedico, Emanuele Marconi -. E dobbiamo farlo lavorando insieme dal punto di vista nutrizionale, del processo, dei sistemi giuridici. Dobbiamo tornare a essere proprietari del sistema cibo italiano, del bello, del sano: è l'unico modo per non perdere questa battaglia perché i francesi partono da molto più avanti di noi».


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